forse

martedì 21 agosto 2018

Righe di felicità

Distinguo a stento le mie fissazioni dalla cultura (in senso antropologico) che manifesto nei gesti quotidiani più banali: un buon pasto dev'essere servito su una tavola apparecchiata degnamente.
Il vino non costituisce una necessità come i profumi e per entrambi preferisco il niente alle versioni economiche o scadenti, mentre sono molto indulgente riguardo l'automobile che essendo un mezzo necessario non deve per forza essere figa quanto in grado di portarmi dove serve.
Poi c'è la lettura, una specie di dipendenza indotta da mia madre che leggeva anche mentre ci allattava al seno, leggeva mescolando il budino a fuoco lento e sembrava avere sempre fretta per poi concedersi ore di lettura full immersion.
Leggo qualunque cosa, magari evito certi autori che tendono a ripetere la stessa storia ripassata in padella, spesso leggo ascoltando musica o con la radio/tv in sottofondo perché anche se non ho tutto il da fare di mia madre apprezzo questa possibilità di essere multitasking molto femminile, faccio due cose assieme e alle ore dei pasti arrivo a tre.
Ma certi libri vanno letti come faceva mamma in full immersion, sono amori grandi e intensi che certo finiranno, allora voglio groccare ogni parola perché diventeranno parte del mio sistema operativo o (per chi ci crede) della mia anima.
Ieri la mia amica Maria mi ha portato questo libro di Corona che non avevo ancora letto, allora oggi avrò la seconda giornata più felice dopo ieri.
Un buon libro è una felicità durevole.

P.S. ho anche una malsana propensione proprio per l'autore.

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