Penso di pubblicare dei brani tratti da un mio romanzo di cui ancora non ho deciso il destino, forse quello migliore potrebbe essere di regalarlo a chi mi legge.
Non lo posterò integralmente, quindi risponderò a qualche domanda dal terzo pezzo in poi.
La
festa era di quelle a tema e per totale mancanza di fantasia
l'avevano chiamata “il bianco e nero”.
Gli
invitati più eleganti s'erano rifugiati nel nero, ma qualche
temerario aveva adottato un total white tipo panificatore da
far rabbrividire anche Nadia e Melita.
Un
tale Flavio, amico di Melita, alto e panciuto era invece vestito con
pantaloni di tuta blu, maglioncino verde acqua, infeltrito, ma
originale anni '80, infatti gli stava piccolo come il giubbotto
scamosciato beige con le maniche a tre quarti e le cuciture in
procinto di esplodere.
Insomma
aveva cercato di vestirsi come quando era un bel giovane, eccetto per
i pantaloni che non gli entravano più nemmeno lasciandoli slacciati.
Con
questo terribile look egli intendeva esprimere la propria intenzione
di trasgredire alle regole semplicemente in quanto tali.
Non particolarmente intelligente quanto astuto, senza aver elaborato
un vero ragionamento Flavio faceva l'opposto di ciò che era
opportuno ché spesso non ne sarebbe stato proprio in grado.
In
gioventù aveva fatto la figura dello scemo in diverse occasioni e
per lenirsi le ferite nell'orgoglio, aveva adottato questo tipo di
espediente per giocare le proprie figuracce in suo favore
dicendo: “lo faccio apposta”.
Quando
si trovava coinvolto in conversazioni circa gli studi o la cultura
diceva: “So tutto quello che mi serve di sapere, io non mi riempio
la testa di cretinate inutili.”
Certo
non frequentava degli intellettuali, ma nessuno lo ricordava per
qualche conversazione, quanto per il suo apparire sempre un po'
ubriaco... e quasi sempre lo era per davvero.
Sprofondato
nella propria ignoranza il mondo intero lo terrorizzava al punto da
fargli sentire la necessità di farsi coraggio con dell'alcool anche
solo per andare dal tabaccaio.
Per
una soddisfacente vita sociale usava un po' di “neve”, costosa
per il suo budget mensile, quindi usciva solo un paio di volte al
mese, trascorrendo tutte le altre serate della sua vita davanti al
televisore o ingrossando le fila dei più patetici internauti
solitari spiando il mondo da un account fasullo su Facebook.
Nadia
osservava i “signori” presenti alla festa interrogandosi nel
cuore e negli ormoni di qualche sua reazione anche blanda: ma niente,
quei tizi poco più che coetanei le sembravano un branco di vecchi
deficienti.
I
drink preparati dall'amica con il libro dei cocktail alla mano erano
ottimi, dolci, colorati e andavano giù ch'era una meraviglia.
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