forse

mercoledì 5 marzo 2014

Replicante

Gli scherzi più stupidi me li faccio da me.
Avevo un sonno demolitore e si vede che proprio non capivo più niente, ricordo che mi toglievo il trucco dagli occhi pensando che qualche festa era finita.
Quando le feste sono veramente belle non lo tolgo, ci dormo e lo ritrovo al mattino disposto in modo strano, sparito chissà dove, mangiato da qualcuno. Il trucco è trucco.
Non si abbandona più sopra qualche cuscino sciolto con le lacrime o sul maglione dell'amico di passaggio, quello con un nome che fai fatica a ricordare.
L'ho tolto da me, ne sono certa, come chi ripone i giocattoli e smette di giocare e poi... tutto quel sonno. Sonno di noia, sconforto e pillole contro quasi ogni dolore, anche il dolore di non sentir dolore, quello che fa più male di tutti.
Il dolore che non senti è un vuoto dentro, è quando penso di essere soltanto un replicante.
Ho lasciato gli occhiali sullo specchio e non riuscivo a ritrovarli stamattina.
Poi non è che fa male questa solitudine, fa freddo, come una nebbia fitta che ti avvolge gelandoti le ossa, l'anima e gli occhi dietro agli occhiali. Un nulla rumoroso.
Non fa troppa differenza: soli o lontani non è vicinanza.

3 commenti:

Franco Wendler ha detto...

Un post bellissimo; è uno stato d'animo, più d'uno, viaggia su un vagone di note discordanti, attraversa deserti e ghiacciai. Ti porta via e costringe l'immaginazione in un quadrato monocromatico, scuro e vuoto.

Patricia Moll ha detto...

Quanto dolore Adriana!

Adriana ha detto...

...almeno è bello da scrivere :(

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