forse

giovedì 10 aprile 2014

Perché io vago

Non mi ero accorta di avere una specie di direzione da seguire, mi sembrava di scegliere a caso la direzione dei miei passi, io, una vagabonda della vita.
Mi sembrava e mi sentivo in grado di trovarmi ovunque. Proprio io che cerco di capire gli altri, di me stessa non vedevo niente, non mi sono capita. Dopo tutti quegli ospedali e sale operatorie, credevo proprio di aver perduto quell'istinto alla fuga che mi ha fatta crescere o restare bambina.
Invece è ancora forte, da stare quasi male: la voglia di fuggire lontano da un odore, un suono o un silenzio pieno di nulla.
Non ne voglio.
Non posso stare dove non scrivo, dove non trovo nulla da assorbire, dove il concetto di bellezza mi implode nel cervello con l'impressione dolorosa di battere la testa contro a un muro.
Le tasche sempre zeppe di quelle pietose menzogne, come dire "quanto è simpatico" di quel bambino brutto in modo imbarazzante, come dire che è buono un pasto disgustoso e che no, non mi da fastidio quel rumore.
Certo non mi è sempre chiaro dov'è che voglio andare, ma a volte, all'improvviso sono profondamente certa di un bel NO.
Anche per uno shampoo una tizia dice: "io valgo" e la vita, tutta insieme, è molto, molto di più.


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